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L'orma editore

Una casa editrice di progetto e di cultura votata a dare voce alle violente e talvolta anche armoniche contraddizioni della contemporaneità, il tutto all’insegna dell’eclettismo, della curiosità e del gioco. L’orma punta su un’elegante leggerezza di toni coltivando una cura speciale per le traduzioni e lo stile nella convinzione che la letteratura sia il mondo fatto lingua. Con questo spirito nasce una proposta di libri che sappiano intercettare la nostra epoca mutante e suggestiva, libri destinati a durare più di una sola stagione. Scrisse T.S. Eliot: «La tradizione non è un patrimonio che si possa tranquillamente ereditare. Chi vuole impossessarsene deve conquistarla con grande fatica. Oppure, per andare sul sicuro, può affidarsi a L’Orma, una casa editrice che nasce dall’inossidabile certezza che cultura e bellezza siano valori etici e che questo non impedisca di avere i bilanci in attivo. E che talvolta aggiunge qualche frase alle citazioni». [Questo anche per dire che la posizione di un paio di virgolette di chiusura non è solo questione di ordine e cura redazionale, ma che da essa dipendono i destini del senso].

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L'orma editore

Uno studioso islandese siede all’ombra di una veranda affacciata sui vitigni di Coimbra. Tiene la mano poggiata su un plico di fogli ingialliti, che si credeva esistesse soltanto nelle fantasie più spericolate dei critici letterari di mezzo mondo. Se fosse ciò che sembra, vi si troverebbe raccontato il lungo viaggio di una bambola braccata da elusivi figuri che la tengono lontana dall’amore della sua vita, un corvo.Alla ricerca di quelle pagine fantasma – inseguite invano fra tendoni da circo, casseforti inviolabili e traduzioni approssimative – si sono lanciati per decenni cacciatori di manoscritti e fanatici pronti a tutto. Si vocifera ...

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Eugénie de Franval, Florville e Courval, Dorgeville: tre perfetti marchingegni narrativi (originariamente contenuti nella raccolta I crimini dell’amore, 1800) in cui Sade dà prova di un savoir faire letterario degno dei più grandi romanzieri della sua epoca. Lontano dalla prolissità e dall’oltranzismo delle sue pubblicazioni clandestine, il Divin marchese si affida qui all’allusione, all’ellissi e persino alla suspense per sovvertire convenzioni letterarie e sociali, dischiudendoci con illuministica ironia le quinte teatrali dell’ipocrisia e della moralità.

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