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10 consigli di letteratura latinoamericana

Librificio ci guida in un viaggio nell'immaginario contemporaneo degli scrittori latinoamericani

La passione, l'amore e i legami famigliari

Sandra Cisneros è nata negli Stati Uniti da padre messicano e madre chicana, e lei stessa è considerata la più grande scrittrice della letteratura chicana. Questa è una raccolta di racconti, alcuni più lunghi e altri di una pagina o due, preziose finestre affacciate su istantanee di vita. In queste pagine troviamo diverse tematiche come la celebrazione della propria cultura, l’oppressione, i rapporti di forza uomo-donna; la Cisneros da una voce a donne solitamente ridotte in silenzio, donne che lottano per la loro vita, regalandoci così personaggi indimenticabili. Le storie delle sue protagoniste che vivono in città di confine tra il Messico e il Texas sono così vere, piene di disincanto ma anche passione, di amore e legami famigliari a volte troppo stretti e la sua scrittura è davvero potente - i suoni e i colori, le immagini che prendono vita, il dolore sordo che arriva dritto allo stomaco. Ho amato la compresenza di italiano (inglese in originale) e spagnolo, il coraggio di lasciare alcune parole significative in lingua senza traduzione. I miei racconti preferiti sono Mai sposare un messicano e Occhi di Zapata (questo mi ha proprio spaccato il cuore). È molto bello anche Fosso della strillona, che nell’edizione inglese è anche il titolo della raccolta.

La realtà degli affetti

Anche questa è una raccolta di racconti e qui lo sguardo della Giaconi indaga i legami con le persone più vicine a noi, siano essi familiari, di amore o amicizia, quei legami in cui ci si dovrebbe sentire protetti e invece a volte i colpi più dolorosi provengono proprio da chi condivide con noi la realtà quotidiana. “Quando a mia sorella capitavano cose belle, io ero contenta. Ero contentissima, anzi. Ma quando quelle buone notizie per qualche motivo si interrompevano o le si ritorcevano contro, ero comunque contenta. E me ne vergognavo”. Conosciamo famiglie disfunzionali, rapporti di amore e anche connessioni tra amici non risolte; quello che capiamo subito è che nulla è come inizialmente sembra, e dietro un sorriso storto o un’occhiata fugace si può nascondere uno spettro di sentimenti complessi come l’amore ma anche l’odio, che convivono in ogni rapporto. La Giaconi ci mette davanti alla realtà degli affetti che non sono mai come davvero desideriamo siano, spesso sono dolorosi e ci fanno provare vergogna: credo che ognuno di noi possa riconoscersi tra queste pagine, anche quando non vorremmo.

Un personaggio indimenticabile

Questa è la storia di Oscar, certo, ma è anche la storia della sua famiglia e di tanti altri dominicani. È una storia di dittatura e ferocia, di repressione e paura ma anche di speranza, di lotte, di nuove opportunità, di cosa significhi veramente emigrare. Il nostro Oscar cresce nel New Jersey, è grasso e impacciato - ha una passione per le donne ma molta sfortuna in amore. Sarà colpa anche del fukù, maledizione che colpisce la sua famiglia da diverse generazioni. Così, tra superstizioni e cultura dominicana conosciamo la storia della famiglia de Leon, arrivando a Santo Domingo negli anni della dittatura di Trujillo. Ho amato tantissimo i personaggi, dalla mamma Beli, severa e dispotica per necessità alla ribelle figlia Lola - le figure femminili sono riuscitissime, forti e indipendenti. Non vi svelo niente della trama, per perdersi al meglio tra le avventure di Oscar.

Realtà soprannaturale

Questo non è un libro per deboli di cuore – in questa raccolta di racconti convivono violenza e poesia, degrado e splendore, mistero e legami profondi. La Enriquez ci porta dentro una realtà inquietante, dove il soprannaturale contamina le nostre giornate, lasciandoci spaesati. Siamo a Buenos Aires, città che percepiamo misteriosa e cupa e tra le sue strade aleggia sempre un senso di pericolo, una minaccia sospesa, il male che spesso si concretizza. Ci troviamo faccia a faccia con personaggi forti e tematiche importanti, come nell’ultimo racconto che da il titolo alla raccolta – bambine che scompaiono, donne che si danno fuoco per protesta, ragazzi che si ritirano dal mondo. L’universo della Enriquez ha contorni sfumati, si fa fatica a distinguere il reale dal fantastico, vi è una continua tensione ed è proprio questo giocare con il lettore a rendere i racconti così avvincenti, a cercare significati nascosti e immaginare che questo sia anche il modo con cui questa scrittrice argentina fa rivivere in altra forma il passato del suo Paese.

Storie dalla dittatura cilena

Il Mapocho è un fiume che attraversa Santiago del Cile, testimone di tutti i cambiamenti della città - le sue acque sporche e fangose hanno osservato le epoche susseguirsi, gli uomini fare la storia, il passato e il presente. Nelle prime pagine conosciamo la Bionda, scappata quando era bambina da Santiago con la mamma e l’Indio, suo adorato fratello, dopo la scomparsa del padre. Vive anni e anni vicino al Mediterraneo, finché un tragico incidente non la riporta a casa, lasciandola spaesata tra le strade di una città che non riconosce più come sua. La Bionda cerca risposte, cerca di distinguere la verità dalle menzogne e nel farlo ripercorre la sua vita e la vita del Cile, tutte le sue violenze, la sua dittatura, le ferite ancora aperte. Il terzo capitolo della terza parte è una delle descrizioni più belle mai lette della dittatura cilena, trasfigurata e travestita - questo è un libro molto potente e doloroso, colpisce dritto al petto e toglie il respiro.

L'importanza della testimonianza

“Io credo che le storie non finiscano, perché anche quando ormai i protagonisti non ci sono più le loro azioni continuano ad avere effetto su chi è rimasto [...] siamo legati gli uni agli altri, i nostri destini sono intrecciati.” È il 1976, anno terribile per l’Argentina, anno di Videla e dell’inizio della guerra sucia. A differenza di molti altri libri che raccontano la dittatura in tutto il suo orrore e la sua violenza, Figueras sceglie di parlarci di quel periodo in un modo diverso: conosciamo quella realtà attraverso gli occhi di un ragazzino di dieci anni, costretto a vivere l’esperienza della clandestinità. Clandestinità che lui è il fratellino vivono come un gioco, liberi di crearsi una nuova identità e nuovi giochi, come in una grande avventura, sostenuta dai genitori che nonostante tutto vogliono regalare ai figli una parvenza di normalità, ingannandoli con grande coraggio. Più di una pagina di questo libro mi ha profondamente commossa: ho amato come Figueras non parli mai direttamente di desaparecidos ma piuttosto di aparecidos, di persone che vivono grazie ai racconti, all’amore - è un inno alla forza, all’orgoglio dei propri ideali, all’importanza di resistere, sempre.

Migrazioni

Antonio Ortuño è uno scrittore e giornalista messicano, che pensa al giornalismo come a una militanza e che scrive “per vaccinarsi contro il cinismo”. Nel 2010 e 2011 rimane profondamente scosso dal massacro dei migranti centroamericani a San Fernando e il suo libro La fila indiana parla anche di questo. È un romanzo sulle migrazioni, sulla discriminazione, sul classismo. Siamo a Santa Rita, immaginaria cittadina di frontiera nel sud del Messico, passaggio obbligatorio per chi spera in una vita migliore negli Stati Uniti. Conosciamo Irma, giovane assistente sociale chiamata a gestire la morte di centinaia di migranti per un incendio in un centro di accoglienza. Non sentiremo solo la sua voce: Ortuño ci presenta diversi personaggi, tanti punti di vista, come se questo fosse l’unico modo di restituire la complessità del reale. È un libro forte, una storia che non lascia indifferenti – perfetto per chi vuole approndire la tematica delle migrazioni centro americane.

Un memoir epistolare

Emma Reyes è stata una brillante artista colombiana, amica di Frida Kahlo e di alcuni dei più grandi intellettuali europei tra cui Sartre, Pasolini, Moravia. Ha viaggiato tanto, ed esposto le sue opere in gallerie internazionali - prima di questo successo però c’è stata un’infanzia di privazioni e solitudine, di abbandono e difficoltà. Questo è un memoir epistolare in cui Emma racconta i suoi anni di bambina a un amico; racconta di come sia cresciuta segregata, chiusa dentro a una stanza, senza sapere chi fossero i suoi genitori. Emma poi uscirà da quella stanza solo per arrivare dentro a un convento di clausura, senza ancora sapere nulla del mondo. “Perché tutto quello che succedeva nel convento non succedeva nel mondo. Faceva tutto parte del mondo...eccetto noi”. L’ho trovato un romanzo molto doloroso ma anche speciale, come magico: la Reyes nel raccontare riesce a mantenere intatto il suo sguardo da bambina, ingenuo e sempre pieno di stupore, di meraviglia e fantasia.

La ricerca della libertà

Una lettura che contiene molte critiche sociali e politiche, parla della rivolta femminile – nella quale la donna, da sempre vittima del dominio maschile, si ribella e partecipa in maniera attiva alla creazioni di eventi che andranno poi a trasformare la realtà. La Gioconda infatti crede nella figura di una donna nuova, non assoggettata alla prospettiva maschile – una donna emancipata, che riscrive il proprio rapporto con la società. Tenendo in mente questi argomenti, la Belli costruisce la trama di un romanzo che racconta due storie parallele che apparentemente non hanno nulla in comune se non che i loro protagonisti sono, in entrambi i casi, donne e in entrambi i casi, donne combattenti, donne in cerca di libertà. La ricerca della libertà è il filo conduttore che guida entrambe le storie, quella di Lavinia e quella di Itzá. Un altro tema importante di questo libro è l’amore e la sua forza: la Gioconda ci presenta amori che non sono mai perfetti ma sono reali, vissuti fino in fondo, e questo è lo specchio anche delle relazioni vissute nella sua vita.

Il dolore dell'assenza

Non sono neanche 100 pagine, ma tra queste righe troviamo un’intensità̀ tale da rapirci completamente, un dolore sordo, i silenzi e le assenze. Sono tre racconti, molto simili, ambientati in Cile ai tempi della dittatura di Pinochet e che hanno per protagoniste ragazzine giovani, troppo piccole per capire a pieno gli avvenimenti che le circondano, ma abbastanza grandi per rendersi conto degli strappi violenti nella loro quotidianità̀. Il racconto che dà il titolo alla raccolta è la riscrittura della prima opera della Costamagna, En voz baja: questa storia mi ha fatto male e mi ha lasciato negli occhi immagini vivide. Parla di due sorella e del loro rapporto con il padre negli anni dopo il colpo di stato del '73, e sono pagine bellissime.

Chi è Librificio

Romagnola di nascita ma cittadina del mondo, amo viaggiare in ogni dove e non solo con la mente. Lettrice compulsiva, ho incontrato la lettura da piccola e non l’ho più lasciata: amo perdermi tra le pagine, scoprire nuove storie, frugare tra le bancarelle dell’usato alla ricerca di autori dimenticati. Dopo una laurea in Filosofia ora mi occupo di comunicazione, lavoro perfetto per una chiacchierona come me! Parlo di libri dalla mattina alla sera e quando i miei amici esasperati hanno detto basta, ho deciso di aprire Librificio.